martedì 24 settembre 2013

La bella estate // Cesare Pavese



Autore: Cesare Pavese
Titolo: La bella estate

Genere: Romanzo
Editore: Einaudi
Anno: 1949
Prezzo: 6,5 Euro
Pagine: 111 




E' raro che accada ma a volte aprendo un libro scatta come una scintilla nella mia testa e capisco che ciò che ho tra le mani è qualcosa di prezioso, di raro e pregiato che devo leggere lentamente per assaporarne ogni parola. E lui era lì nella libreria di casa mia da anni senza che l'avessi mai notato. Non avevo pregiudizi anche perché la mia conoscenza degli scritti di Pavese si limita credo a un brano tratto da La casa in collina nell'antologia di quinta ginnasio (ormai perso nella memoria), perciò mi era del tutto estraneo quel timore reverenziale che si ha nei confronti dei Grandi.
Non nego che per me non è stata una lettura esattamente semplice perché non è mai facile fare i conti con la fragilità dell'animo umano; è l'opera con cui Pavese ha vinto il premio Strega nel 1950, prima di uccidersi e il presagio della morte è presente in tutti i racconti ed è l'elemento di chiusura dell'ultimo: è un romanzo di crescita e disillusione e la morte sembra essere il naturale epilogo.
Ve lo dico, la mia non è una recensione perché sarebbe inutile provare a farlo, è un'opera così completa e perfetta che sarebbe pleonastico, vorrei invece cercare di spiegare perché vale la pena leggerlo. 

I tre romanzi La bella estate, Il diavolo sulle colline e Tra donne sole che sono quì raccolti sono stati sviluppati autonomamente; leggendo però la percezione che si ha è che in fondo i nomi e l'estrazione sociale dei protagonisti sono diversi ma il senso di smarrimento e la volontà di sperimentare ogni aspetto della vita è quello di ogni giovane, di chi è stato giovane e di chi lo sarà: le notti in bianco a bere, a vagare senza meta, a scappare da qualcosa che non si sa cosa sia, ad illudersi fino all'ultimo guardando alla realtà deformata dall'inesperienza.
Pavese ha avuto la capacità unica di descrivere questo spirito con estrema sensibilità, al di sopra di ogni giudizio morale e ne risultano personaggi così complessi, così vicini che mancano solo di fisicità per essere reali. 
Tra tutti i racconti quello che ho preferito è il primo, forse quello in cui la disillusione è più impietosa, forse anche quello che sento più vicino per le mie esperienze anche se quello più commovente (nel senso originale del termine) è sicuramente l'ultimo, in cui l'autore sembra porre la morte come unica soluzione al senso di inadeguatezza e solitudine.




Lana del Rey // Summertime Sadness 



1 commento:

  1. Bellissime parole e pensieri che, in generale, condivido. Per quanto riguarda direttamente quest'opera, che non conosco, mi hai dato modo di aggiungerlo alla mia (infinita) lista delle prossime letture...

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<3 Grazie per aver visitato il mio blog e per il tuo commento <3