giovedì 31 ottobre 2013

This is Halloween

Buongiorno ragazzi! 
So che molti di voi festeggeranno Halloween facendo qualcosa di speciale, io penso che posticiperò il tutto di un giorno causa università nonostante ci tenga davvero a fare qualcosa, il che probabilmente prolungherà i festeggiamenti a tutto il weekend (eheheh). 
Ogni anno ci sono alcune cose che non possono mancare in questo periodo, una sorta di rito in mancanza della decorazione della zucca. 
Ho deciso di proporvi i miei "must" ma premetto che non c'è nulla di strong, state tranquilli ;) 




Il libro 

Il libro delle storie dei fantasmi di Roald Dahl

Io sono particolarmente impressionabile quindi questo anche se è un libro per ragazzi e nonostante l'abbia letto per la prima volta a 11 anni mi fa ancora venire i brividi...
Davvero molto bello, anche per chi non ama il genere. 




Il film 




Il mistero di Sleepy Hollow è già abbastanza per me, ma nel caso in cui preferiate qualcosa di più soft e da far vedere magari anche con i bambini c'è anche una alternativa, altrettanto valida, ovvero La sposa cadavere. 






La colonna sonora




Come può mancare This is Halloween, colonna sonora del film The Nightmare Before Christmas?! Il film non è tra i miei preferiti ma la canzone è stupenda! 


La ricetta 


(Perché io non mi faccio mancare nulla....) 

Tra le milioni di ricette che esistono dolci, salate, salutari o meno la mia preferita rimane in assoluto quella degli gnocchi di zucca che mia mamma fa ogni anno.
La ricetta la potrete trovare cliccando quì ; vi assicuro che è semplice e ne vale la pena, anche per chi è a dieta e non vuole esagerare...Riesco a farla anche io che sono totalmente impedita ;) 



Passate una buona giornata e trovate un po' di tempo per festeggiare, mi raccomando! :)










mercoledì 30 ottobre 2013

Come le mosche d'autunno // Irène Némirovsky

Autore: Irène Nemirovsky 
Titolo: Come le mosche d'autunno 

Genere: Romanzo
Editore: Newton Compton 
Traduzione: Di Lernia Alessandra
Anno: 1931
Prezzo: 4,90 Euro (ebook 2,99 Euro)
Pagine: 99 





"Come mosche d'autunno" è un romanzo breve scritto dalla giovanissima Irène Nemirovsky (allora aveva solo 28 anni). Chi di voi la conosce? Io ammetto di non aver avuto idea di chi fosse (accidenti a me..) e anche so che è una cosa che si dice sempre sugli scrittori mai come in questo caso è fondamentale capire la sua vita e le vicende che hanno condotto la sua famiglia a fuggire dalla Russia per arrivare in Francia dove ha vissuto e lavorato. 

Tat'jana Ivanovna è una anziana nutrice che per decenni ha lavorato per la famiglia Karin, la fedele "njaja" di due generazioni di rampolli della ricca casata russa. La Rivoluzione Bolscevica travolge la Russia e sconvolge l'ordine sociale: vede i giovani Kirill e Jurij partire per la guerra, quegli stessi ragazzi che ha visto nascere e crescere. E' lei che rimane nel palazzo quando la famiglia fugge a causa della Rivoluzione ed assiste alla uccisione di uno di questi da parte di uno dei contadini. 
Dopo aver assistito alla distruzione di tutto ciò che aveva di più caro e della realtà in cui aveva vissuto lei e la Russia intera prima di lei decide di seguire i Karin in Francia perché la famiglia che ha servito per quarant'anni è tutto ciò che ha. Nonostante l'età avanzata lascia tutto e vaga per l'Europa senza una vera meta, allo sbaraglio (come le mosche d'autunno appunto..) assistendo alla perdita dell'ultimo stralcio di dignità rimasto alla famiglia.
Tat'jana aspetta con impazienza la neve per tornare, almeno con la mente, nella Russia che in realtà non ha mai abbandonato. 

Il racconto è davvero molto breve ma molto intensoTat'jana Ivanovna non è che il simbolo del popolo russo e del sovvertimento sociale che la Russia ha subito; la storia della famiglia Karin è anche la storia della famiglia della scrittrice che deve lasciare il Paese nativo per trovare un altro luogo da chiamare "casa".
Da amante della letteratura russa mi è sembrato che questo racconto dal tono profondamente malinconico sia l'epilogo della Russia forte e nobile immutata per secoli descritta da Tolstoj, la porta che chiude un'epoca, la stessa sensazione che vuole trasmettere "Il Gattopardo" e che Irene Nemirovsky riesce a cogliere e trasmetterci con un'intensità e maturità che è raro trovare in una ragazza di soli 28 anni: questo racconto è una vera perla, un piccolo gioiello donatoci prima che la prematura morte dell'autrice all'età di 39 anni.






lunedì 28 ottobre 2013

E l'eco rispose // Khaled Hosseini


Autore: Khaled Hosseini 
Titolo: E l'eco rispose 

Genere: Romanzo
Editore: Piemme 
Traduzione: Vaj I.
Anno: 2013
Prezzo: 19,9 Euro (ebook 9,90 Euro)
Pagine: 456




Sono sincera: è abbastanza inusuale che io legga un libro appena pubblicato (con qualche mese di ritardo, ma ho i miei tempi..). Soprattutto quando un libro viene già pubblicizzato per mesi e mesi
il mio storcere il naso non è per pregiudizio ma mi diverte scommettere: il successo sarà una cosa di pochi mesi o andrà a fondo come un sasso nel mare delle pubblicazioni? 
Non ho letto nessuna recensione ma non ho atteso con ansia il giorno in cui sarebbe arrivato in Italia.
Semplicemente mi è capitato tra le mani e mi sono chiesta: "Perché no?!".
Ad onor di cronaca ho letto sia Il cacciatore di aquiloni che Mille splendidi soli e li ho trovati davvero dei bei libri (oltre che ben pubblicizzati). 

Nei dieci anni che sono trascorsi dal primo libro e il sei che lo separano dal secondo sono cambiate molte cose. L'Afghanistan non è più al centro delle notizie, sicuramente si sente molto meno la volontà di denuncia sociale (ammettiamolo, i racconti non sono fini a se stessi) e di svelare il punto di vista di un insider su un paese allora poco conosciuto. 
Ma non so se abbia veramente senso mettere in relazione l'ultimo romanzo con i precedenti: questo libro è molto più intimo, motivo per cui ha aperto una breccia nel mio cuore.
E' la storia di un amore incondizionato tra fratelli, verso la famiglia, verso la propria patria. Ma non solo.
La storia è l'intreccio tra più vicende in cui apparentemente il nesso è impercettibile, una sorta di "effetto farfalla". Ogni capitolo narra una piccola parte della storia che si svolge nel corso di una sessantina d'anni, in luoghi diversi, come un grande gomitolo di cui non si riesce a trovare l'inizio. In questo si riconosce il tocco del maestro: l'empatia che si crea con i personaggi ti fanno arrivare in fondo al libro perché devi sapere come va a finire e come nella vita a volte le cose non vanno come vorremmo che vadano e arriviamo troppo presto o troppo tardi per avere un lieto fine, ma riesci ad accettarlo perché anche se sarebbe bello il contrario renderebbe la storia solo una farsa...E questo non importa, anzi, ti avvicina ancora di più a quei valori che sono così cari ad Hosseini da essere motore e catalizzatore della storia.

Sabur sta andando con il suo carro (unico suo mezzo di locomozione) verso Kabul con i due figli Pari e Abdullah avuti dal il suo primo matrimonio; nel piccolo villaggio rurale in cui vive ha lasciato la donna con cui si è risposato dopo essere rimasto vedovo da cui aspetta un altro figlio. A Kabul lo aspetta l'ex cognato che lavora come autista per un ricco uomo in città: l'accordo è quello di offrirgli un lavoro ma la proposta è anche un'altra, una di quelle che cambiano la vita e che nessun genitore vorrebbe dover prendere.
Di che proposta si tratta? Ovviamente non ve lo dico. 
Scopritelo da voi, vi assicuro che ne vale la pena.




Munford and Sons // Nothing is Written






sabato 5 ottobre 2013

In vena di confidenze.

"Oltre a essere la mia città, Torino è anche la mia casa. E come ogni casa contiene un ingresso, la stazione di Porta Nuova, una cucina, il mercato di Porta Palazzo, un bagno, il Po, e poi naturalmente il salotto di Piazza San Carlo, e quel terrazzo che è il Parco del Valentino, e il ripostiglio del Balon, e una quantità di altre cose e di altre storie. Aprire questo libro è un po' come entrare in casa nostra. Mia. Vostra."
"Torino è casa mia" di Giuseppe Culicchia

Il 30 Settembre è stato il mio penultimo primo giorno di scuola.
Dopo una sorta di anno semisabbatico, dai risultati confusi e alquanto deludenti non mi aspettavo molto. 
Tutti i miei compagni hanno un anno in meno di me. 
Ho dovuto fare il mio settimo trasloco in 4 anni per andare nel mio quarto appartamento, con la mia quinta compagna di stanza.
Non ho la televisione.
Non avevo voglia di iniziare, lasciare il mio ragazzo, Dana etc. per rivederli solo due giorni a settimana. 
A diciannove anni si pensa che essere autonomi sia una figata ma fare spesa, lavatrice, cucinare eccetera se esci di casa alle otto e torni dodici ore dopo con un sacco di cose da fare ti fa rimpiangere di avere mamma che fa tutto. 
Si stava molto meglio a casa nel dolce far niente. 
Ma questo era prima del 30 Settembre.
Da lunedì sono successe una serie di piccole cose.
La mia nuova compagna di stanza è fantastica, siamo subito diventate amiche.
Sono riuscita ad entrare nel laboratorio che volevo.
Sono finita nel gruppo di lavoro migliore in cui potessi finire.
Nonostante il laboratorio sia già iniziato col botto è stato entusiasmante (per ora).
Ho lezione al Lingotto...Chi di voi studia in un luogo che è anche un centro commerciale con tanto di cinema e pinacoteca...???
Insomma, la prima settimana è andata benone.
Non so se il mio entusiasmo sarà solo temporaneo ma tutto ciò mi ha cambiata anche se solo in modo impercettibile.
Quando mi sono trasferita a Torino per la prima volta è stato dopo il liceo, ero superlanciata, ma anche spaesata, poi l'entusiasmo è scemato anche perché vivendo tra università e casa non ho mai avuto l'occasione di frequentare la città come avrei voluto; da allora ho sempre vissuto con la valigia in mano, con un peso sullo stomaco ogni domenica sera in stazione e il sollievo nell'avvicinarsi del venerdì. 
Ora sento di aver avuto una seconda possibilità e finalmente ho capito. 
Torino è una città ancora un po' provinciale, piena di studenti, in cui le attività culturali sono tantissime, una città d'arte, un po' misteriosa, in perenne cambiamento, quella città in cui andavo quando ero ragazzina in gita scolastica o a fare shopping ogni tanto, la città che in fin dei conti conosco abbastanza bene e dove ho stretto un sacco di amicizie che durano ormai da anni. 
E io quì mi sento a casa.